Euphorbia characias L.
Famiglia: Euphorbiaceae
Sinonimi: Euphorbia cretica Miller, Euphorbia cuetrecasii Pau, Euphorbia eriocarpa Bertol.
Nome volgare: Euforbia cespugliosa, Euforbia a cespi.
Etimologia: Il nome del genere fa riferimento a quello del medico greco Euphorbos (1° secolo a.c.), il nome della specie deriva dall’antico nome Xaraxias attribuitole da Diocoride (nel 1° secolo d.c.)
Morfologia:
Suffruttice perenne che si eleva fino a 120 cm, con fusto legnoso, rossastro e spoglio in basso, subito eretto o un poco ricurvo prima di raddrizzarsi, cespitoso, flessibile, verde e pubescente in alto.
Foglie pubescenti, grigiastre, lineari o oblanceolate a volte obovate, intere, lunghe fino a 9 cm, sono fitte e disposte a spirale sul fusto, soffici e sessili, revolute al bordo, hanno un colore verde-bluastro con una nervatura centrale più chiara.
I fiori unisessuali formano un’infiorescenza detta ciazio, che appare come un fiore unico composto da un ricettacolo a forma di coppa portante dei vistosi nettari trapezoidali di colore rosso-bruno; all’interno si trovano il fiore femminile giallo, consistente in tre carpelli che costituiscono un grosso ovario supero triloculare con stili liberi e bifidi e i fiori maschili, senza perianzio sono ridotti a stami.
I ciazi sono raccolti all’apice di ombrelle terminali formate da 10-20 raggi che si biforcano e portano alla base della ramificazione due brattee opposte e saldate, a forma orbicolata-deltoide. Altri raggi isolati con i relativi ciazi sorgono all’ascella delle foglie più alte.
Il frutto è un coccario di 5-7 mm, i semi sono ovoidali grigio-argentei maggiori di 2 mm.
Distribuzione – Habitat – fioritura:
Pianta della regione mediterranea e della costa portoghese, in Italia è assente dalle Alpi all’Emilia.
Vegeta nelle macchie, garighe, terreni incolti e aperti, aridi e soleggiati fino a 1000 m.
Fiorisce da Gennaio ad Aprile.
Specie simili:
Alcuni autori tentano di elevare a livello di specie una variazione la
Euphorvia characias ssp. Wulfenii (Kock)A.R.Sm. (= E. wulfenii Kock, E. veneta Wild.) che però viene ancora considerata da molti, una rara sottospecie che si distingue per una maggior altezza (1,80 m) e per i nettari a mezzaluna giallo verdastri.
Proprietà ed usi:
Il lattice bianco che fuoriesce spontaneo al taglio è tossico ed il suo contatto può provocare irritazioni della pelle e delle mucose ed è particolarmente pericoloso per l’occhio.
Anche i semi sono altrettanto tossici e sono utilizzati come purganti.
Le piante sono anche coltivate e diffuse per adornare i giardini del Mediterraneo.
In Medio Oriente viene considerata protettrice della casa, e viene usata per purificarla dopo un parto.
Curiosità:
Assai interessante è il sistema adottato da questa pianta per la continuazione della specie.
Essa infatti oltre a riuscire con uno speciale sistema balistico, a lanciare i propri semi a oltre 3 m. di distanza, ha stretto un patto mutualistico con alcune specie di formiche che, dopo aver trasportato i semi nelle loro formicaio, ne consumano una piccola appendice che contiene lipidi (elaiosoma), e quindi li trasportano lontano dalle loro tane, in luoghi spesso adatti alla germinazione. In tal modo queste piante riescono a svilupparsi in luoghi lontani anche oltre 70 metri dalla pianta madre.
Euphorbia helioscopia L
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Famiglia: Euphorbiaceae
Nomi volgari: calenzola, calenzuola, euforbia, erba calenzola e erba verdona.
Etimologia: il nome del genere deriva dal medico greco Euphorbos (1° sec a.C.), quello della specie deriva dal greco”helios” = sole “scopein” = guardare, cioè pianta che guarda verso il sole, come il girasole, ma ciò non è esatto.
Morfologia:
Pianta annuale, di aspetto erbaceo eretto, alta sino a 40 cm.
Il fusto è semplice e pubescente in alto, quasi sempre rosso.
Foglie: sono alterne, si ingrandiscono dal basso verso l’alto della pianta, la lamina è obovato-spatolata, arrotondata, hanno apice dentato smarginato.
Fiori: formano un’infiorescenza a ombrella a 5 rami, detta ciazio, che appare come fiore unico, ma è composto invece da un involucro con 4 lobi al cui interno sono 5 fiori maschili ridotti ad un solo stame e quello femminile ridotto ad un solo pistillo con 3 logge. Ogni ciazio è circondato da brattee obovate di color verde-giallastro
Frutti: sono capsule a 3 cocche.
Distribuzione – habitat – fioritura:
la calenzuola, è diffusa praticamente in tutto il mondo, in Italia è una specie molto comune su tutto il territorio, cresce negli incolti, nelle macerie, nelle vigne è comune delle zone coltivate e antropizzate; fiorisce da aprile a ottobre, ma, in alcune zone, anche tutto l’anno, la si può trovare sino a 1.200 m.
Proprietà ed usi:
la medicina popolare attribuisce a questa pianta proprietà febbrifughe, il fusto può essere usato come succedaneo del the.
Curiosità:
In un testo del XIV secolo attribuito a Rinaldo da Villanova si trova l’Euphorbia helioscopia, indicata come rimedio per il mal di denti, riporto il testo originale:
“Experimentu a duluri di denti e di gengivi
Cui si lava la bucca una fiata lu mesi cum lu vinu dundi siamu cocti radicati di titimallu non avi mai duluri di denti et sana lu duluri”.
Rimedio al mal di denti e di gengive
Chi si lava la bocca una volta al mese con il vino dove sono state cotte radici di titimaglio (Euphorbia helioscopia), non ha mai mal di denti, ed è un rimedio al dolore.
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